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CORELLI PORTA IL SALUTO DEI SOCIALISTI AL CONGRESSO FONDATIVO DI SINISTRA ITALIANA
il testo integrale del suo intervento
Rimini 17 febbraio 2017

Compagne e Compagni, porto volentieri al vostro congresso il saluto del segretario del Partito Socialista Italiano, il compagno Riccardo Nencini. 

Dobbiamo ammettere che non è facile riconoscere fino in fondo tutte le ragioni che oggi disperdono la sinistra in tante formazioni partitiche e movimenti politici. 

Sembra addirittura che, con la fine del ‘900, si sia andati oltre la divisione tra sinistra socialista e sinistra comunista, tra riformisti e rivoluzionari, al punto che oggi si potrebbe dubitare che esista una sinistra di governo. 

So bene che vi siete affidati il meritorio compito di tentare di unire almeno una parte di questa dispersa sinistra, ma non sono certo che ce ne siano le condizioni finché le divisioni sembrano più figlie delle contingenze che dei valori ideali e del progetto politico, soprattutto quello di visione lunga e quindi capace di motivare nuove speranze e nuove adesioni. 

Badate bene che non sto dicendo che questa visione, in assoluto, non ci sia, sto piuttosto dicendo che su questo c’è di che riflettere per tutti, per voi nel vostro campo e per noi nel nostro. 

Il nostro, come ben sapete, è quello socialista e del socialismo europeo.
E non è chi non veda che anche qui ci sia molto da fare per andare oltre il ‘900, senza perdere la bussola. 

Ad essere sinceri e per onestà intellettuale, voglio dirvi che il socialismo democratico può essere la forma evolutiva della piena attuazione del pensiero democratico liberale, non elitario, del quale non mancano illustri esempi nella nostra storia, da Salvemini ai fratelli Rosselli a Lombardi.  

Nel nostro campo, il socialismo “oltre il ‘900” dovrebbe avere alcuni connotati di fondo: ricomprendere tutte le diverse sensibilità che vi si riconoscono, come nella originaria tradizione laburista delle Trade Unions; aggiornare però le espressioni di queste diverse sensibilità, con la laicità, l’ambientalismo, il civismo municipale progressista … una sorta di movimento Laico RossoVerde e saldamente europeista; superare il trinomio socialdemocratico post bellico “case, scuole, ospedali” per meglio qualificarlo, ponendo al centro il lavoro, la scuola e la sanità pubblica, la salvaguardia dei beni comuni; affermare che, come la libertà non esiste senza giustizia sociale, così i diritti civili e diritti sociali sono indissolubili. 

In tutta franchezza e detto in altri termini, da compagno a compagni: per i socialisti non ci sono margini di baratto tra libertà e uguaglianza. Nulla da inventare, se non essere coerenti con i 125 anni di storia del socialismo italiano.

Andare oltre il ‘900, senza perdere la bussola, abbiamo detto, ma per farlo abbiamo bisogno di una visione lunga sul futuro. 

Il progresso scientifico porterà presto sconvolgimenti epocali, in economia e nel lavoro, producendo, ad esempio, ulteriore disoccupazione, se non sapremo affrontare in modo “rivoluzionario” il governo del tempo di lavoro e del tempo dell’ ”ozio” e, di conseguenza, di una redistribuzione della ricchezza compatibile con il mantenimento dello stato sociale.

La riduzione del tempo di lavoro, diventerà una necessità e non una scelta massimalista, come finora poteva apparire; una tassazione importante delle grandi ricchezze, dei grandi patrimoni, del lavoro robotizzato, non una cosa di estrema sinistra, ma una necessità per sostenere le stesse condizioni di vita degli individui e, con esse, sostenere lo sviluppo economico e produttivo. 

Compagne e compagni, detto questo, non voglio sfuggire a qualche tema di attualità. 

Le sofferenze del Paese sono note, così come lo sono alcune delicate questioni: lo stato della giustizia e del mondo bancario, i ritardi e le incompiutezze con i quali vi si pone rimedio. 

Un socialista non può essere pienamente soddisfatto. 

I socialisti non sono neppure soddisfatti che a sinistra, nel Pd in particolare – che pure appartiene al Partito Socialista Europeo – il confronto interno tra le sue correnti non affronti in alcun modo il tema della questione socialista in Italia. 

I cosiddetti populismi, che non vanno inseguiti sul loro terreno, esaltano, nel migliore dei casi, i nazionalismi. Quelli, per intenderci, che hanno prodotto in Europa guerre e fascismi. 

Noi invece siamo convintamente europeisti o, meglio, federalisti europei. 

Non consentiamo che si ingannino i popoli! L’Europa è quella che è perché così l’hanno voluta i governi nazionali, gli stessi che si dimostrano irrisoluti a completare il disegno europeo, gli stessi che criticano l’Europa come essi stessi l’hanno voluta. 

Unire tutta la sinistra non è possibile? Non è ancora risolto il rapporto tra la questione socialista e la questione comunista? Vero. 

I socialisti lavorano per unire una parte della dispersa sinistra – quella Laica RossoVerde,  dicevo – così come voi di un’altra parte di essa. Posso solo augurarvi che, con il Congresso, troviate il giusto punto di mezzo, per riuscirci. Buon lavoro, compagne e compagni!