LE PRIMARIE DEL PD E IL FUTURO DEL CENTRO SINISTRA
Di comunista il Pd sembra conservare soltanto il concetto di egemonia e, assieme ai democristiani uniti a loro nel Pd, quello che resta di un livore anti socialista nella sua versione più spiccia del fastidio verso tutto ciò che i socialisti rappresentano nella storia dell’Italia.
Due gli esempi di questo stato di cose: il primo, il veltroniano Partito a vocazione maggioritaria che, nella sua corsa al centro, era diventato il renziano Partito della nazione; il secondo, vestirsi da socialisti in Europa, ma non in Italia.
Non è nostra abitudine intrometterci nelle vicende interne di altri Partiti, né forse abbiamo titolo per farlo, noi che come Partito Socialista Italiano siamo oggi una piccola comunità. Resta il fatto, però, che come italiani non ci può essere negato di esprimere il nostro pensiero di grande preoccupazione per come le vicende interne di quel Partito, a pochi giorni dalle primarie, rischiano di distruggere quello che resta del centro sinistra. Non si può negare infatti che la scontata vittoria di Renzi alle primarie collocherebbe il Pd tanto al centro dello schieramento politico da incentivare, per reazione, due fenomeni: da un lato, l’estremizzazione di una sinistra minoritaria e, dall’altro, nel deserto di alleanze possibili che tutto questo produrrebbe, una quasi sicura sconfitta del centro sinistra alle prossime elezioni politiche.
In democrazia, la politica non può esprimersi nello scontro “o con me o contro di me”, con l’ostinazione cieca di chi crede che comandare significhi solo impartire ordini e non mediare, concedendo qualcosa per ottenere l’essenziale*. Una ostinazione che, nel caso di Renzi, dopo la disastrosa sconfitta al referendum costituzionale, si manifesta come coazione a ripetere l’errore dell’auto sufficienza*. Un errore che, con una legge elettorale presumibilmente proporzionale e un premio al primo Partito o alla prima coalizione, potrebbe far vincere le prossime elezioni politiche a Grillo, nel primo caso o, nel secondo, al centro destra. (*così Claudio Martelli)
Evitarlo è ancora possibile se la vittoria di Renzi alle primarie non sarà la marcia trionfale che si prefigura e se la sinistra tutta smetterà i panni di un estremismo che in altri tempi si sarebbe definito infantile, cioè incapace di presentarsi come sinistra di governo, prima di tutto in politica estera, che è in fondo la cartina di tornasole, la misura insomma – anche in politica interna – del rifiuto di un movimentismo antagonista e senza costrutto su tutto e su tutti. Se, come temiamo, accadrà l’esatto contrario, il Partito Socialista dovrà riproporre, con chi ci sta dentro e fuori del Pd, la questione della ricomposizione di una sinistra riformista e di governo.
Responsabili noi socialisti se non siamo riusciti a convincere che anche in Italia la casa principale della sinistra è il Partito Socialista? Forse. Di sicuro, però, lo sono anche quanti a sinistra, non accettando la lezione della storia, si attardano a cercare una sinistra di governo sotto altre bandiere, che nell’occidente democratico semplicemente non la rappresentano. È da qui che bisogna ripartire.