CHI HA PAURA DI PISAPIA?
e di una sinistra di governo, laica e riformista,
rappresentata da socialisti, verdi e radicali
Assistiamo con stupore e rammarico, ad un’escalation di attacchi nei confronti di Giuliano Pisapia e del suo tentativo di federare in autonomia ed unità una sinistra di governo che non si riconosce più nel Pd, pur considerandolo un interlocutore obbligato. La grossolanità dell’ultima polemica per la foto che lo ritrae insieme alla sottosegretaria Boschi, ha raschiato il fondo della decenza del dibattito politico. Cosa ha fatto dunque di grave Pisapia? Si propone come federatore e non come monarca dal pugno di ferro, evidentemente un peccato mortale in un periodo di riflusso in cui si cercano figure carismatiche. E’ programmaticamente aperto al dialogo con tutte le forze progressiste, in tempi in cui le seduzioni identitarie ed elitistiche trovano nuova linfa. Ha l’ambizione di ricostruire un centro sinistra credibile di governo, inclusivo ed autorevole, in un periodo in cui una parte della sinistra si rifugia in stereotipi scambiati per tradizioni, in rancori spacciati per linea politica. Questo si imputa a Pisapia: il tentativo di unire e di dare una forma dignitosa ad una sinistra che, ad oggi, risulta soccombente sul piano elettorale. Naturalmente, come da tradizione, gli attacchi, sempre più virulenti vengono tutti da una sinistra di duri e puri, impermeabili alla contemporaneità, indisponibili a mettere in discussione il candore delle proprie anime per quisquilie quali sono salvare il Paese dall’avanzata delle Destre, l’antieuropeismo montante, il declino sociale e culturale del Paese. E se invece fosse solo paura? Paura di chi ha l’ambizione di governare mettendo al centro l’Europa solidale, l’immensa questione sociale, i diritti, l’emergenza ambientale? Paura di dovere dismettere il riflesso condizionato di essere solo “contro” ed invece scegliere di sporcarsi le mani con una realtà aspra e foriera di insidie e di pericoli? La strada che ha scelto Pisapia, pur nel nobile solco della tradizione Riformista italiana, è tutta da costruire, velocemente ma senza fretta. Basta con i processi alle intenzioni, soprattutto quando certe intenzioni sono del tutto inventate. Prima si dialoga, poi si giudica.
E SE LA BONINO … Sono anni che insisto, poco ascoltato in taluni settori del mio stesso Partito. L’ho fatto attraverso il documento appello ai radicali e ai socialisti firmato assieme a Giovanni Negri, poi seguendo i primi vagiti della nuova associazione Marianna, e infine prendendo contatto coi verdi Boato e Bonelli. Riprendo a parlarne dopo l’appello del 31 luglio, a firma di Adriano Sofri. “Si chiedono in tanti : ma in Italia non abbiamo uno anche anziano come Bernie Sanders o Jeremy Corbyn che sappia parlare al cuore e alla ragione delle persone, e specialmente ai giovani? Be’, ne abbiamo una. E’ Emma Bonino. La differenza non sta nel fatto che lei è donna e loro no. Sta nei partiti cui sono associati: i Democratici americani e i Laburisti britannici. Emma, Radicali italiani. Questa differenza fa di Emma l’invitata d’onore di una quantità di adunanze, cui dice le sue cose, essenzialmente su Europa e migranti, cioè sull’essenziale, senza lisciare il pelo all’uditorio di turno, e dopo averla applaudita le varie adunanze passano imperturbate all’ordine del giorno. I rivali di Emma vedono in questo una smania personale di riconoscimento istituzionale. I suoi ospiti temono di vedersi occupare il loro arruffato nido di cuculo”. Come non essere d’accordo. Vado più in là. E’ possibile costruire attorno a Emma un polo, un soggetto, una coalizione, una semplice lista che tra qualche mese si presenti per raggiungere una percentuale accettabile alle ormai imminenti elezioni politiche? Non si tratterebbe di sommare debolezze, cioè di incollare partiti, movimenti, candidati di diversa estrazione, ma della possibilità di investire su un leader e valutare la sua capacità di trascinamento. Siamo sicuri che in una fase in cui si cerca l’uomo o la donna, giocare la carta Bonino non possa produrre effetti interessanti? Con quale legge elettorale? Posso rispondere: con qualunque. (Mauro del Bue)