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SOCIALISMO. UNA PAROLA CHE EVOCA ANCORA UN MESSAGGIO
DI SPERANZA PER IL FUTURO E NON SOLTANTO UNA NOSTALGIA
(su https://www.radioradicale.it/scheda/571041 l’audio-video della conferenza stampa sull’accordo Psi/+Europa)

A congresso nazionale appena terminato, diciamoci la verità, entrambe le mozioni, a modo loro, avevano uno slancio identitario, una puntando sulla riedizione della Rosa nel Pugno per gli Stati Uniti d’Europa, l’altra più nettamente con l’ipotesi principale di ricominciare a presentarsi con il nostro simbolo. Magari quello ‘vero’ che in Italia, dalle origini, era fatto di garofani e soli nascenti (dell’avvenire) e non di rose e non era certo quella compatta macchia rossa di oggi. Era dunque chiaro ad entrambe le mozioni che occorreva rapidamente mettersi alle spalle un quarto di secolo durante il quale abbiamo fatto di tutto per nascondere i nostri simboli e con essi rendere sbiaditi i nostri connotati politici.
Si continuava a dire che solo così avremmo conservato la nostra presenza nelle istituzioni perché si potesse continuare a far sentire la nostra voce. Ora è chiaro che non è così. Unica eccezione la Rosa nel Pugno che, nonostante nel 2006 abbia portato in Parlamento – eletti in proprio! – 18 deputati, è stata troppo frettolosamente abbandonata.
Si dice però anche che dobbiamo ringraziare chi ha in ogni caso tenuta viva fin qui la fiammella dell’esistenza del Partito. Bene, ringraziamoli pure, ma passiamo oltre, che non c’è tempo da perdere in ringraziamenti.

Non nascondo che, per chi scrive, era preferibile presentarsi con il nostro simbolo, piuttosto che con la Rosa nel Pugno, oggi la spenta erede di quella che fu. Con le residue ‘truppe’ del Partito radicale infatti avremmo sommato due debolezze, la nostra e la loro, capaci insieme di raccogliere meno voti di quanti potrebbe ottenerne il Partito socialista da solo con il proprio simbolo.
Nell’un caso e nell’altro avevamo però davanti, nell’immediato, l’insormontabile ostacolo delle firme necessarie per presentare la lista, almeno finché non maturi il tempo che ricomincino a riconoscerci nei simboli e nella concreta azione politica.
A superarlo serviva l’imprimatur del Pse che, inopinatamente, non ci viene dato sol perché il Pse è già ‘rappresentato’ dal Pd.
Di fronte alle possibili alternative, avrebbe potuto prevalere quella di confluire, in perfetta sudditanza, nel listone del Pd, disponendosi così ad accettare che venisse definitivamente cancellata la nostra storia, pur di non dare soddisfazione alla subordinata di +Europa proposta dalla mozione di minoranza. Subordinata sulla quale ci siamo di fatto contati al congresso.
È invece successo che il nostro rinnovato gruppo dirigente ha avuto la capacità di sparigliare, dimostrando che siamo un Partito e non la somma di due correnti.
È vero, +Europa aderisce ai ‘liberali europei’. Ma i candidati socialisti eventualmente eletti aderiranno al gruppo del Pse. Fine delle discussioni! Anzi no, parliamone. Forse si potrebbe proprio partire da qui per affrontare con qualche solida prospettiva politica sia per noi socialisti che per i liberali, i cattolici democratici e i civici di Pizzarotti le altre scadenze elettorali, a partire dalle regionali di questo novembre in Emilia Romagna.

Ci conforta la convinzione che non di scelta opportunistica si sia trattato, ma di scelta razionale e, quel che più conta, assunta per non perdere la dignità della nostra autonomia.
Ora però liberiamo le nostre energie, sottraendole a chi vuole continuare a spartire voti congressuali, e dedichiamole a mandare messaggi forti e chiari al Paese sulle cose concrete.
Socialismo può tornare ad essere, anche nel terzo millennio, una parola affascinante, a condizione che sia capace di trasmettere un messaggio di speranza per il futuro e non soltanto una nostalgia.

C. Lorenzo Corelli – segretario provinciale Psi Ravenna