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IN PREPARAZIONE DEL CONGRESSO NAZIONALE DEL 18 E 19 MARZO A ROMAI SOCIALISTI DELLA PROVINCIA DI RAVENNA RIUNITI IN ASSEMBLEA A RUSSIOltre il ‘900 le nuove sfide per il lavoro, la libertà, la laicità, l’ambiente e l’Europa
(vedi QUI il programma dei lavori del Congresso Nazionale)

Si sono svolte in tutta Italia le assemblee territoriali del Partito Socialista, in vista del Congresso Nazionale del 18 e 19 marzo a Roma che affronterà il tema LA SINISTRA CHE VORREI.

L’Assemblea della provincia di Ravenna si è svolta sabato 11 marzo a Russi nella sede di via Babini 30, alla Presenza di una cinquantina di iscritti e simpatizzanti (a fine testo la raccolta degli atti). 

All’inizio dei lavori, aperti dal giovane Federico Facchini, l’assemblea ha osservato un minuto di silenzio per Dj Fabo, a sostegno dell’approvazione, da parte del Parlamento, della legge sul fine vita sulla quale è particolarmente impegnata la Deputata Socialista Pia Locatelli.

È poi seguito l’apprezzato intervento del Sindaco Sergio Retini che ha portato il saluto della Città.

Numerosi gli interventi dopo la relazione introduttiva del Segretario provinciale del Partito Lorenzo Corelli, intitolata La Sinistra che Vorrei è Socialista Laica Ambientalista Europeista, con la quale ha illustrato la Mozione Congressuale Nazionale, le sue Tesi e le sue Proposte per il Paese.

Tra gli interventi, quelli di Luigi Neri, Preside del Liceo di Faenza, su POLITICA COME PASSIONE, SOCIALISMO COME LIBERTÀ e di Nicola Olanda su PER I SOCIALISTI, PRIMA IL LAVORO, due interessanti ed utili contributi tematici sia per il Congresso Nazionale che per l’azione del Partito a livello locale nelle relazioni con le parti politiche e sociali.

Al termine dei lavori, dopo Le conclusioni di Francesco Bragagni della Segreteria Regionale del Partito, che ha illustrato la sua proposta di documento integrativo alla Mozione Congressuale nazionale, soffermandosi in particolare sul processo di passaggio del testimone tra i vecchi e i nuovi gruppi dirigenti, l’Assemblea ha eletto propri delegati al Congresso Nazionale: Lorenzo Corelli, Monica Ricci e Nicola Travaglini e, supplente, Maria Severi.
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Programma dei lavori

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FEDERICO FACCHINI

Queste in sintesi le parole che, aprendo i lavori a nome della Sezione ospitante, Federico Facchini ha rivolto ai presenti convenuti a Russi, prima di passare la parola a Lorenzo Corelli per la relazione:

Come giovane da poco entrato nel PSI di Russi, ho deciso di intraprendere la strada politica con il PSI per gli ideali del partito e per il gruppo di lavoro che è presente a Russi per poter condividere idee e confrontarsi su diversi temi. I temi che da diversi anni a questa parte interessano la mia generazione sono: 
– Disoccupazione, precarietà lavorativa e carenza di prospettive occupazionali immediate e future;
– L’inquinamento atmosferico legato alla salute delle persone, all’aumento di patologie respiratorie per emissione di particolato PM10 e PM2,5;
– La sicurezza e normalità della vita in città, che non costringa a limitare le ore di frequentazione di piazze e parchi pubblici

LA SINISTRA CHE VORREI
È SOCIALISTA LAICA AMBIENTALISTA EUROPEISTA
Relazione di Carlo Lorenzo Corelli 

All’estrema sinistra c’è un arcipelago di formazioni che rivendicano, testardamente e più o meno orgogliosamente, la loro matrice comunista, continuando a rifiutare la svolta della Bolognina, con la quale il 12 novembre del 1989 Achille Occhetto voleva impedire che il PCI fosse travolto dal crollo del muro di Berlino che pochi giorni prima, il 9 novembre, aveva emblematicamente sancito la condanna storica del comunismo internazionale, al di là di ogni ragionevole dubbio.

Socialisti e Comunisti furono però incapaci di cogliere fino in fondo l’importanza epocale, per la sinistra italiana, di quella svolta per superare, una volta per tutte, la scissione di Livorno del 1921.

Travolti i Socialisti da tangentopoli e rinchiusi nel ghetto della damnatio memoriae, gli ex Comunisti del Pci, “felici” delle disgrazie del Psi e convinti di ereditarne le bandiere senza pagare il pegno della revisione storica delle ragioni di quella scissione, scelsero di imboccare una strada che, di nuovo, li allontanava dalla via maestra del socialismo, fino allo sbocco finale della nascita del Pd. Non fu una ritrovata unità socialista, ma una unità tra gli eredi del Pci e della sinistra democristiana, convergenti soltanto su un punto, una forte avversione verso il Psi, considerato un fastidioso terzo incomodo, inutile e dannoso, come ebbe a dire Massimo D’Alema.

Stanno ancora tutte qui le ragioni del feroce dibattito interno che oggi lacera il Pd. Si dice in casa democratica che la fine del Pd segnerebbe la fine di ogni speranza per una sinistra con qualche rilevanza. Vero, forse.

Ma non si dice nulla sul fatto che se si tornasse, finalmente, al punto in cui si è smarrita la strada dell’unità socialista forse quel destino di irrilevanza si potrebbe evitare.

Questo è il punto: essere di sinistra e socialisti, per andare oltre il ‘900 ed affrontare il nuovo millennio e le trasformazioni epocali in atto, senza smarrire la bussola; affrontare, insomma, il tema irrisolto della questione socialista in rapporto con la questione comunista. Ma su questo non abbiamo sentito parole nel confronto interno tra le correnti del Pd e non siamo troppo ottimisti che possa accadere in un futuro prossimo. Eppure, con il Congresso, dovremo porci il tema di quale sinistra di governo, ponendo noi per primi in campo la costruzione di una alleanza laica tra socialisti, verdi e radicali, convintamente europeista. Sì, anche radicali, nonostante le convulsioni in preda alle quali si trova quel movimento dopo la scomparsa di Pannella, rivolgendoci a quella parte di loro che non vuole rinunciare a rappresentare nelle istituzioni quel filone di pensiero liberale, democratico e non elitario. 

Il passaggio è cruciale e non può essere approcciato con i canoni consueti del confronto interno tra destra/sinistra o nuove/vecchie generazioni, bensì nel merito dei problemi sui quali, alla prova dei fatti, la comunione di opinioni tra socialisti può essere più forte di quanto non si creda.

Siamo gli eredi, ma abbiamo anche l’ambizione di continuare ad essere gli alfieri, del riformismo socialista, quello che, a partire – dapprima – dalle comunità locali, è stato capace di coniugare lotte e conquiste sociali, civili  e politiche che hanno cambiato l’Italia, rendendola più giusta e più libera, con la concretezza delle azioni di governo.

Combattere le povertà, tutelando il lavoro e promuovendo lo sviluppo economico e l’ammodernamento del Paese, riconoscere parità di diritti e doveri per tutti, senza distinzione di censo, di genere, di razza e di credo religioso, tenere nel giusto conto sia il merito che il bisogno, è stato e resta il compito nostro di socialisti.

“Nostre” sono la Repubblica, i servizi sociali fondamentali, la scuola e la sanità pubbliche, nostro lo Statuto dei Lavoratori.

Oggi su molte di queste conquiste si sono aperte crepe che possono diventare voragini, se non si sconfiggono le insipienze di una politica senza passioni ed ideali o, meglio, che mette la passione al servizio di un fascismo strisciante – del tutto nuovo – fatto di strepiti.

Non ci preoccupa il populismo in sè, quanto questo suo modo di presentarsi: tutto e tutti alla gogna; i muri alzati da governi incapaci di completare la casa comune europea e di ridarle lo slancio necessario.

Tutto questo, non si può negare, è anche esposto a una minaccia terroristica che ci sovrasta, mentre il continente si impoverisce, perde pezzi lo stato sociale  e le giovani generazioni vedono, per la prima volta, bloccarsi l’ascensore sociale; in Italia con un sovrappiù di disuguaglianze e di disoccupazione.

Di fronte all’epocale, e sicuramente durevole, fenomeno della migrazione, si smarrisce la consapevolezza che i nostri confini sono quelli dell’Europa e non degli Stati nazionali; ciò che potrebbe persino mettere in discussione una pace continentale assicurata tanto a lungo, come mai era accaduto.

Fascismo e crisi tra gli Stati, potranno anche manifestarsi in forme non ancora conosciute, che non ci priveranno in toto delle libertà formali, né ci porteranno a guerre guerreggiate, ma potranno comunque distruggere conquiste di democrazia che sembravano acquisite una volta per tutte.

Sono i governi nazionali che hanno consentito tutto questo e che hanno voluto questa Europa, è dunque ad essi che devono rivolgere le loro critiche i popoli europei.

Di sicuro, l’insufficiente infrastrutturazione ed ammodernamento tecnologico del Paese, il mal funzionamento della giustizia e della pubblica amministrazione, il livello inaccettabile di corruzione, evasione fiscale e criminalità organizzata, il mastodontico debito pubblico e il preoccupante ritardo nel campo delle libertà e dei diritti civili, postulano, per l’Italia,  più Europa.

Le parole LAICITÀ LAVORO LIBERTÀ si levino, dunque, forti e chiare, assieme a quelle per la tutela dell’ambiente, dello sviluppo compatibile e della valorizzazione del nostro inestimabile patrimonio artistico e monumentale.

Facile a dirsi, ma se non si affrontano con la visione lunga derivante dalla consapevolezza che la sfida poggia sui cambiamenti epocali che il progresso tecnologico e scientifico inevitabilmente produce, la risposta sarà ancora una volta più povertà.

Basti considerare cosa potrebbe significare, nella produzione di beni materiali, una diverso rapporto quantitativo tra il tempo di lavoro e il tempo dell’ “ozio creativo”, che non può tradursi semplicemente in minore occupazione, bensì in un minore tempo di lavoro. Perchè i redditi non crollino, si dovrà fare dunque i conti con la necessità di un sostegno al reddito e allo stato sociale a carico dei grandi patrimoni e delle grandi ricchezze. (Non tutti sanno che dalla loro nascita fino al 1957, negli Stati Uniti d’America, l’ultima aliquota fiscale marginale era del 90% e quanto su questo fece leva Ford per uscire, prima di altri, dalla grande depressione del 1929). Drastica diminuzione dell’orario di lavoro, senza penalizzare il reddito, forte tassazione dei grandi patrimoni e delle grandi ricchezze per finanziare i reddti, lo stato sociale  e stili di vita sempre più rivolti al benessere della persona, che un tempo si sarebbero definiti un’utopia “comunista”, saranno molto probabilmente, al contrario, la nuova frontiera della socialdemocrazia.

Anche per questo è indispensabile mantenere  e coltivare relazioni costruttive e sempre più complesse con i corpi intermedi, che dovranno però attrezzarsi a superare i loro eccessi corporativi.

Su considerazioni più compiute, relative al lavoro e alle libertà rimando però, per brevità, ai contributi in argomento di Nicola Olanda e Luigi Neri.
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La Mozione Nazionale Congressuale, che pure evidenzia i meriti del Partito nell’azione di governo, affronta solo marginalmente taluni aspetti critici che sono di tutta evidenza in relazione alla qualità di talune riforme, dalla scuola al lavoro, al sistema istituzionale in coerenza con quello elettorale. È pur vero che, con 13 tesi – che sono le proposte dei socialisti al Paese – questi temi ed altri vengono meglio precisati, ma non si può non inquadrarli in una proposta politica. Se è comprensibile che, in una fase politica in grande fermento, non sia facile mettere un chiaro e netto punto fermo, crediamo che si possa almeno stabilire il perimetro dentro il quale innestare la pianta socialista perché continui a vivere e si sviluppi. Ed è questo l’obiettivo che alcuni compagni – tra i quali il nostro Francesco Bragagni – si pongono nel proporre al Congresso, come prevedono le norme, un documento integrativo alla Mozione. Documento che affronta anche il tema della comunicazione e dell’effettivo passaggio di testimone, nella conduzione del Partito, tra le vecchie e le nuove generazioni. Sul punto non aggiungo altro  e vi rimando al testo che trovate in cartella e a quanto ci dirà Francesco nelle sue conclusioni.

Compagne e compagni, è scritto nella storia il nostro futuro, aiutiamolo a realizzarsi!
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Contributo di Luigi Neri

Contributo di Nicola Olanda

Conclusioni di Francesco Bragagni 

Verbale

Mozione Congressuale

Presentazione e testo di Avanti Futuro! Proposta di documento integrativo alla Mozione Congressuale

Opuscolo e Breve Antologia di Socialismo Municipale, a cura della Federazione Giovanile Socialista dell’Emilia Romagna